LE DIVISE
L
a banda
nasce in Puglia con la conquista di Napoleone Bonaparte dell'Italia e si sviluppa soprattutto al Sud, perché i
francesi erano portatori di valori positivi, di libertà, di uguaglianza e fratellanza in una terra avvilita da un potere repressivo ed arretrato come quello borbonico. Questi ideali, che caratterizzano la prima fase della occupazione francese dell'Italia, si diffondono tra le classi depresse, tra calzolai e cappellai, sarti e barbieri; le classi di lavoratori subiscono un'infatuazione dell'imperatore,
che li motiva ad appoggiare senza ripensamento il generale corso. La musica,
influenzata anch'essa da questo modo di pensare, promuove una rivoltacontro il vecchio, rappresentato dagli archi (operistici, naturalmente), a favore di una musica che privilegia gli strumenti d'assalto, gli ottoni, i legni e le percussioni. Si passa ad indossare uniformi che ricordano le divise di Napoleone, con i colori francesi. Gli ideali massoni, socialisti e carbonari si fanno strada tra i contadini pugliesi, tanto che nemmeno la sconfitta di Napoleone, il suo esilio e la Restaurazione sono in grado di sedare quegli ideali di rivolta che oramai si erano insediati nella popolazione.
E proprio la banda diventa porto sicuro per i capi della rivolta che di lì a poco sarebbe esplosa con conseguenze disastrose per il governo di Napoli: socialisti, anarchici, giacobini, massoni e carbonari sono visti continuamente tra i bandisti.
La paura dei burocrati è anche un'altra: la conoscenza dei propri limiti. I governanti, infatti, non arrivano nelle zone più sperdute del sud, dove invece arrivano le bande; per questo una rivolta che fosse partita dalla periferia sarebbe stata indomabile. Le Intendenze corrono quindi ai ripari, impongono che ogni bandista sia schedato, se ha precedenti da carbonaro, socialista o massone, e controllato a vista dai suoi superiori; non si sa quanto questi metodi fossero davvero efficaci, ma la rivolta scoppia comunque.
In effetti, più che gli ideali di libertà promulgati da napoleone, è piuttosto la prorompente carica folkloristica
dell'esercito a suscitare nel popolo minuto l'ammirazione.Gli ideali massonici che serpeggiano nel popolo, infatti, non sono molto sentiti al momento della scesa di Napoleone: piuttosto il leitmotiv della rivoluzione culturale è l'impatto che le truppe
francesi, piene di marsine, mantelli, piumaggi, nastrini e decorazioni suscitano alla gente. Le truppe di Napoleone sono, infatti, precedute da una banda che più che suonare fa rumore, suscita uno spirito marziale anche nei civili, a tal punto da far nascere le bande municipali. Tutte queste bande risentono molto dell'avvento dei francesi anche dopo l'Unità d'Italia e per questo le uniformi dei suonatori rimangono in stile napoleonico, ricco di decorazioni e fregi, feluche e kepì (i quali dopo l'unificazione scompariranno dal guardaroba del bandista). La divisa bandistica diviene un importante segno distintivo per la comunità: tutte devono, infatti, rispondere a certi canoni di eleganza militare, dettati dal ricordo delle truppe napoleoniche. Naturalmente ci sono le eccezioni. La divisa per antonomasia consiste in una giubba,
solitamente
blu, con decorazioni in oro o argento, pantaloni dello stesso colore e berretto. Proprio il berretto è l'elemento peculiare di ogni banda. Ogni banda ha inoltre la sua uniforme, che deve rispondere a delle esigenze di carattere religioso e politico, oltre che culturale ed economico. La divisa mutava quindi a seconda dell'occasione; mentre il funerale richiede l'abito scuro, il mantello, la spada e la borsa per gli spartiti, le occasioni chiaramente ludiche non necessitano della divisa da parata, ma semplicemente di quella di ordinanza. L'uniforme è però anche un modo per distinguersi nella società, quindi dov'essere anche preziosa. Il fascino dell'uniforme è datodalle file di bottoni sul petto, dai cordoni alla foraggiera terminanti in punte di metallo, ricordo delle uniformi militari, 
dalla spada e dalla borsa, oltre che dal cappello, kepì o colbacco che fosse. Il colbacco, eredità degli ussari, è appunto uno dei più eccellenti lavori di sartoria del tempo; l'unica banda pugliese ad indossarlo è quella di Gioia del Colle, in coordinato con la giubba nera con gli alamari argentati. La rivalità più accesa, in fatto di eleganza, è con la banda di Montemesola, che indossa una divisa di panno blu scuro, con le maniche rosse e la bottoniera riunita da cordoni bianchi e rossi, rivalità, questa, che accentua il desiderio di eleganza e che porta all'adozione di divise ancor più scenografiche, rimanendo, se non sobrie, almeno non pacchiane. Una delle bande che rivaleggia con le due "grandi sorelle" sopraccitate è quella di Lecce, che negli archivi dell'Intendenza è dipinta con tutti i particolari, una giubba nera da ussaro, con la bottoniera riunita da alamari bianchi, fascia laterale che comprende il cordone alla foraggiera, pantalone nero con doppia fascia laterale argentata, maniche terminanti in manopole blu e colbacco con le piume bianche o berretto, a seconda della stagione, con il tondo superiore predefinito a grovigliola e naturalmente la sciabola in ottone e ebano.La banda è anche molto scenografica grazie alla varietà di strumenti,
in alcune città dove ci sono molte bande, vedi Montemesola, che ne conta tre, esiste anche una sana rivalità interna che porta ad aumentare costantemente il numero di strumenti, a dare un senso di prosperità, che raramente è individuabile in altri periodi. Sono le bande a portare i primi cenni di un'educazione musicale, che altrimenti non si sarebbe vista in Puglia. È così che il popolo ascolta per la prima volta i grandi maestri dell'opera durante le feste. La banda si fa così portatrice di valori che sarebbero stati il filo conduttore di una rivalutazione della musica da parte dei ceti inferiori. Oggi però non sapremmo nulla o quasi delle divise dei bandisti se non fossero stati ritrovati, negli archivi, i disegni delle divise dipinte da anonimi artisti di paese per le Intendenze regionali.
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